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Questo Ivanhoeequivale a un atto di coraggio.

Dan Uldieha opera una sintesi decisamente critica del libro di W, Scott. Tra l’altro, da tale sintesi non esce benissimo un personaggio venerato (nelle storie cavalleresche e in troppi film). Si tratta di Riccardo Cuor di Leone, qui dipinto più come crapulone e disavventuriero che non, appunto, come eroe (del resto, nel film Marian e Robin con Sean Connery e Audrey Hepburn, Riccardo Cuor di Leone-Richard Harrys appare addirittura come un bieco venale).

Quanto a Wilfred di Ivanhoe, l’autore preferisce soffermarsi su delle sfaccettature interiori. Viene fuori uno spirito premuto dalla fretta di dimenticare sanguinosi eroismi e oscuri episodi in Terra Santa.

E pare che in realtà Wilfred di Ivanhoe vi sia riuscito.
Taluni storici riportano che, poco dopo la Terza Crociata e il conseguente rientro in Inghilterra, si sia ritirato a vita privata.

Un altro personaggio in versione riveduta e corretta è Brian De Bois Guilbert, non più inteso come classico e cattivo antagonista. Sì, anche costui a far parte di quella sempre più numerosa schiera di personaggi sui quali gli studiosi, messe finalmente da parte le trite e ritrite oleografie dei romanzieri e dei registi troppo spettacolari, cercano di far vera luce.

Rifacimento critico, debitamente ironico e agile, dove l’autore − senza alterare l’ambientazione storica − riesce a sfrondare i cascami e le eccessive descrizioni di cui ridonda il testo originale. Inoltre, Dan Uldieha non si perita affatto di modificare l’evoluzione della vicenda, a favore di un esito più sensato e condivisibile dal punto di vista dei sentimenti.

Tutto ciò anche a scapito della logica dinastico-politica rimproverata a sir Walter Scott già all’apparire del romanzo.<

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