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Il Druido e il mondo vegetale

Il legame che c’è tra lo sciamano druido e il vegetale è così evidente che, spesso, nelle iconografie si vede il druido e l’albero quasi fusi insieme. L’albero del mondo sciamanico è il frassino: senza nodi, alto, forte, senza chiusure; oppure la quercia: salda e poderosa, secolare quasi come la sequoia, e, ancora, la betulla, albero che resiste al freddo più di ogni altro che si trova a nord.

 

E, nel famoso poema del Cad Godden, trasforma, per salvarli da morte sicura, il mitico druido Gwyddoyon, tutti i bretoni di coraggio e di orgoglio in alberi di betulla; poi, si trasforma in betulla lui stesso. Gwyddoyon è uno sciamano: un mago ispirato da Odin, capace di metamorfosi e di risvegliare animali ed esseri umani, sempre per risvegliare loro l’identità eroica. Muta, poi, in gufo Blodewedd, quando questo da prova di codardia. Restituisce a Lleu Llaw che era diventato un’aquila la sua forma umana. Ma questo mago divino riusciva a trasmettere, incorporando lo spirito dell’animale, ossia la parte più nobile, molte trasformazioni che si compiono sul piano psichico e non nel piano materiale.

Quasi tutti i sacerdoti druidi cercavano e praticavano l’estasi, ma questa terminava dopo un certo "calore fiammeggiante", come si è visto la ruota di fuoco di Chu Chulainna. Anche altri hanno trasmesso che l’elemento fuoco è grande quanto l’elemento acqua, tanto che molti accreditati li hanno chiamati "signori del fuoco".

È molto probabile, visto la conoscenza profonda, quasi mistica, con le piante, che i sacerdoti druidici facessero uso di sostanze stupefacenti per procurarsi "il riscaldamento psichico, il fuoco dal profondo" (come lo chiamerebbe Carlos Castaneda). Il fuoco di certe erbe, la combustione di alcune piante procurano virtù e accrescono la potenza. In questo modo l’estasi mistica procura una "morte temporanea", per chi è un autentico sciamano. Secondo Mircea Eliade, che nel suo trattato: "Le Chamanisme", ci dice che presso i celti la canapa era molto diffusa per la fabbricazione di stoffe. Ma ancora di più era diffusa la tecnica di annientare il male, confezionando feticci rappresentativi, in vimini e canapa, che davano alle fiamme. Il Mircea scrive che Cesare aveva segnalato questo: gli effetti "riscaldanti" della canapa, che era assai conosciuta e utilizzata nelle sedute di iniziazione o di "veggenza".

Oltre a questo, sappiamo con sicurezza che i celti erano degli amatori e bevitori d’alcool, e le bevande fermentate che provocano ebbrezza sono ancora oggi diffuse in tutto il nord Europa. L’idromiele era la bevanda iniziatica per eccellenza. Una festa religiosa, un solstizio, veniva sempre preceduta con bevute. Questo, d’altro canto, si ritrova in numerose usanze ancora oggi.

Lo sciamano druido doveva, come Odino-Wotan trovare il furor Divino, i druidi erano organizzati in questo e, visto che altre fonti di sciamanesimo parlano, più o meno, di "iniziazione" con le erbe, non si può mettere in dubbio che il sacerdote celtico fosse uno sciamano perché è proprio con la caratterizzazione dell’estasi indotta, che tutti gli sciamani induisti, pellerossa, jacqui, ecc, ritrovano la via del sognare e dell’agire.

Certamente, non tutti potevano essere sacerdoti druidi. Per questo l’iniziazione ritualistica che riguardava la scelta futura o di un re o di un druido, il vecchio sacerdote "iniziava" il nuovo sacerdote dopo aver esaminato quelli più accreditati. Cito un rito preso dal libro di J. Markale La Tradition Celtique: "…dopo aver masticato carne di maiale e sorbito altre bevande che "riscaldavano" onde procurare la rottura dei due mondi, si addormenta e si mette a sognare, protetto dal druido e dai suoi assistenti che lo circondano", questa è conforme a quasi tutte le forme di sciamanismo, ma J. Markale continua nel suo trattato: "…nel corso del quale lo sciamano compirà il suo viaggio nell’Altro Mondo. Non si tratta di una coincidenza ma di una nuova identità…"

Ma ci viene da pensare al druido, l’uomo che, legato al mondo vegetale, officia al centro della foresta, l’occhio del bosco, la radura sacra, la sua potente identità animica. E, quando il druido muore, il suo albero secca e muore con lui. Questo, ancora di più rafforza il legame del druido al mondo vegetale, ai boschi, alla natura in generale. Ma c’è ancora molto da sapere sul sciamanismo druidico, soprattutto ci vuole grande intelligenza per trasformare l’eroe sciamano in sacerdote druidico. Inoltre i racconti celtici, che sono ricchi di "sogni", dedicano molto spazio al sogno ad occhi aperti, probabilmente rifiuterebbero la distinzione di Aristotele, tra reale e immaginario. Per i druidi non c’era né verosimile né inverosimile, poiché tutto è possibile per gli sciamani druidi.

Tratto da "L'Altra Scienza" N.44 - Libreria Editoriale Sibilla (Reg. tribunale di Genova N. 36/92 Registro Stampa 2235/92).


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