
I Dipinti di palazzo Spinola
A palazzo Spinola gli affreschi e l’importante quadreria ci permettono di conoscere le opere di grandi pittori come: Antonello De Messina, Van Dick o di artisti genovesi come Filippo Parodi, Valerio Castello, il Grechetto, Lorenzo De Ferrari, collocate secondo il gusto della quadreria settecentesca.
I quadri erano elementi d’arredamento ,infatti i mobili erano in numero limitato. I quadri venivano collocati in modo simmetrico, alcuni per esigenze d’arredamento dovevano essere ingranditi per tanto si può notare l’intervento successivo dai diversi toni di colore. A palazzo si trovano alcuni bozzetti, che rappresentano la prima idea del pittore. In un primo momento questi non venivano collezionati perché erano degli “schizzi” del pittore, prima di riprodurli in grande e fare eventuali cambiamenti, ma più tardi assunsero molto valore, e furono collezionati.
Il prezzo del quadro variava a seconda della sua grandezza e della bravura del pittore. Fra i più importanti quadri ricordiamo: il dipinto rappresentante Ansaldo Pallavicini all ’ età di tre anni, che è stato diviso in due per questioni ereditarie, infatti in principio questo quadro rappresentava la madre, questo si capisce da un angolo visibile della gonna della donna. Il quadro è stato rappresentato da Van Dick. Nel grande salone del secondo piano si notano dipinti di Domenico Piola, Bernardo Strozzi, Gregorio De Ferrari, G. B. Castiglione detto il Grechetto; tutti questi importanti artisti testimoniano l’adesione della famiglia alla cultura della propria città.
Pieter Paul Rubens: Gio. Carlo Doria a cavallo. Nell’ultimo piano si trovano il quadro di Gio Carlo Doria a cavallo, dipinto da Rubens. L’artista ha rappresentato questo quadro con ombre, forme ed espressioni, tanto che il cavallo sembra che esca dal dipinto e che sia in movimento.Sempre in questa sala abbiamo visto la caduta di San. Paolo, l’Ecce Homo di Antonello da Messina, infine il dipinto di Stefano Raggio, di Joos Van Cleeve. Molte opere si trovano ancora nel palazzo grazie a Maddalena Spinola che non le sostitui’ con altre più recenti. Non le sostitui’ perché, quelle opere antiche, avrebbero dato importanza e prestigio alla sua famiglia e al palazzo.Negli ultimi due piani vi è la galleria, dove si trovano quadri che erano già presenti nel palazzo, alcuni nuovi acquisiti, i tessuti e le porcellane.
Di ritorno dalla Spagna, nel 1604, visitò Genova e vi strinse buoni rapporti con Niccolò Pallavicini. Da questi rapporti nacquero nel 1605 la Circoncisione e nel 1606-1607 la serie di ritratti dei patrizi liguri, tra cui quelli che raffigurano la Marchesa Brigida e Veronica Spinola Doria e l’altro di “Gio Carlo Doria a cavallo”. Un altro frutto del soggiorno genovese sarà la pubblicazione nel 1622 del “I palazzi di Genova”. Per la festa della Trinità, 1605 Rubens aveva completato le tre grandi tele destinate alla chiesa della Trinità di Mantova. Alla fine dello stesso lavoro egli ottenne dal duca il permesso di stabilirsi a Roma. Il secondo soggiorno romano di Rubens, fu caratterizzato dalla collaborazione del fratello Filippo, allievo di J. Lipsuo e allora bibliotecario del cardinale Colonna. Ottenne due importanti commissioni per i Filippini di Roma e di Fermo. Le opere destinate alla tribuna della chiesa nuova di Roma diedero luogo a vicende contrastate, mentre quella per il Fermo si concluse senza difficoltà fra Marzo e Giugno 1608 con un capolavoro: “L’adorazione dei pastori”.
Il Ritratto di Brigida Spinola Doria è un dipinto ad olio su tela di cm 152,5 x 98,7 realizzato nel 1606 dal pittore Pieter Paul Rubens. È conservato al National Gallery di Washington. Il quadro commissionato dal marchese genovese Giacomo Massimiliano Doria ne raffigura la moglie Brigida Spinola Doria. Il dipinto è stato più volte tagliato su ogni lato perdendo la raffigurazione del giardino sullo sfondo e la parte inferiore della donna. Nell’ottobre 1608, chiamato al capezzale della madre morente, rientrò ad Anversa, dove l’ingaggio ottenuto alla corte dei reggenti di Asburgo dei Paesi Bassi spagnoli, lo indusse a non ripassare le Alpi.












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