
Il Vischio, pianta sacra
Plinio (Natura, XVI, 249) ci narra inoltre di come raccoglievano il vischio, in modo tale, cioè, da preservarne tutta la magicità; ci parla della considerazione che avevano i Druidi per questa pianta singolare, che nasce "parassita" di alcuni alberi ed è sprovvista di radici proprie. Visto che Plinio non identifica la pianta-portatrice del vischio, ne deduciamo che questo non sia così importante.
In modo chiaro Plinio ci parla invece della raccolta del vischio. Plinio ci dice, che questa raccolta si effettuava "il 6° giorno della luna…", quando la luna aveva una forza già considerevole, pur non essendo al massimo del suo corso, ossia al plenilunio o al novilunio. Non è citato e neppure scritto in nessun luogo che il vischio dovesse essere colto durante il solstizio d’inverno, come i più vorrebbero farci credere: giacché le religioni che sono venute dopo lo usano, chissà per quale ragione, durante il Natale e il Capodanno. Va detto inoltre che il Capodanno come lo intendiamo noi, è stato introdotto in tempi relativamente recenti.
I cantori bardi ci hanno tramandato antiche canzoni, che narravano l’antica "usanza dell’Aguilanee" che, tradotto, significa: "aui-gui-l’an-neuf", ossia "qui c’è il vischio – e l’anno nuovo". Questa usanza, che si perde nella notte dei tempi e che i cantori bardi diffondevano di villaggio in villaggio, vive ancora oggi in Bretagna. Qui, l’anno iniziava il primo aprile. L’anno magico, invece, iniziava con la festa di Samain, il primo novembre.
Queste notizie ci inducono a considerare alcuni fatti importanti nella raccolta del vischio. Primo, che il giorno della raccolta era irrilevante; secondo, non era importante che il vischio provenisse dall’albero della quercia; terzo, non era neppure importante che il bulbo fosse lasciato o no sulla pianta stessa. Le cosa veramente importanti erano, invece: che fosse raccolto il sesto giorno della luna; che fosse il Druido stesso a raccoglierlo, con un falcetto d’oro; e che il Druido indossasse un abito bianco, colore sacerdotale per il Popolo Celtico.
Cerchiamo di valutarne il perché.
L’uso che i Celti facevano del vischio era, con tutta probabilità, curativo (la moderna omeopatia ha scoperto recentemente che il vischio ha delle proprietà per curare il cancro). A nostro avviso il Druido lo adoperava dopo averlo essiccato, per procurarsi una "morte temporanea" e giungere così "all’estasi riscaldata" (in che
modo, non è dato sapersi). Il fatto che il vischio fosse considerato una pianta sacra può quindi essere legato ad alcune guarigioni miracolose o ad alcuni fenomeni classificati come "sovrannaturali" o "magici". E’ così, possiamo classificare il vischio come la paniera universale della tradizione druidica.
Altra regola per la raccolta di questa pianta sacra è il falcetto d’oro. Ma l’oro è un metallo troppo morbido per tale operazione, ne deduciamo quindi che il falcetto fosse fatto di un metallo più duro, coperto da una lamina d’oro.
L’oro è il segno della regalità che i Druidi riconoscevano al vischio. Essendo l’oro un metallo neutro, benefico e regale, ne deduciamo che, forse, il rito del raccolto del vischio fosse usato anche per consacrare un nuovo Re o un Druido.
L’oro poteva alludere anche al simbolismo Luna-Sole: il falcetto d’oro era il simbolo lunare, mentre il vischio era il simbolo solare. Sempre Plinio riferisce poi che la raccolta del vischio dovesse essere accompagnata da un sacrificio di tori bianchi, giovani e, come egli stesso riporta: "Le loro corna vengono legate per la prima volta…".
E così, oltre ad avere capacità sciamaniche (come ci tramandano i pochi scritti di cui disponiamo), i Druidi curavano con le erbe. Il termine "magia vegetale" non è certo disprezzabile, giacché queste pratiche sciamaniche non sono divisibili, ma fanno strettamente parte di un insieme di conoscenze, che vanno dal mitologico al filosofico e al ritualistico. La conoscenza della magia vegetale non deve declassare i Druidi al rango di semplici stregoni o capi tribù. Se si fa questa confusione significa che del Druidismo si è capito poco o nulla. Il Druidismo era, principalmente, una religione sociale e, in quanto tale, toccava tutti gli aspetti della vita celtica, come la medicina e la magia, nel senso più nobile della parola.
Terminiamo questo breve cenno sul vischio e sulla magia vegetale dei Druidi con un riferimento preciso e significativo alla pratica di magia vegetale: il Cad Godden di Taliesin, un testo che si compone di due o tre poemi, che il bardo-cantastorie andava narrando, di luogo in luogo, per tutte le vallate:
"Quando alla vita emersi"
il mio creatore mi formò
con il frutto dei frutti…
con la malvarosa e i frutti della collina,
con i fiori degli alberi e dei cespugli
con i fiori delle ortiche…
Sono stato segnato da Math…
Sono stato segnato da Gwyddyon…
dai saggi di Math












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