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Ma da dove proviene questa forza unificatrice che si attribuisce all’atto di mangiare e bere insieme? Nelle società più primitive c’è solo legame assoluto ed incondizionato, la comunanza di clan (Kinship). È un gruppo di persone la cui vita forma una così intima unità fisica che ciascuna di esse può essere considerata un frammento di una vita comune. Quando un membro viene ucciso, non si dice: “Il sangue del tale è stato versato”, ma “il nostro sangue è stato versato”.

Dunque Kinship significa far parte di una sostanza comune. Dividendo il pasto con il proprio dio, si esprime la convinzione di essere fatti della sua stessa sostanza

In epoche molto antiche, l’animale era sacro, la sua vita intangibile, e poteva essergli tolta solo con la partecipazione e sotto la comune responsabilità di tutta la tribù, in presenza del dio, perché assimilando la sua sacra sostanza, i membri del clan riaffermassero l’identità materiale che credevano li unisse tra loro ed alla divinità: il sacrificio era un sacramento. Attraverso la consumazione dell’antico animale totem, del dio primitivo stesso, i membri del clan rinnovano e rinvigoriscono la loro intima comunione con la divinità, per restare sempre simili ad essa. In fondo il dio non è altro che un padre di un ordine più elevato, come rappresentava il totem come un suo antenato. Resta comunque anche la convinzione che se un membro del clan si macchiava di un crimine il senso di colpa ricadeva sull’intero clan e doveva essere espiato con il sacrificio del figlio per non far sopraggiungere la collera e quindi il castigo del dio-padre, ma soprattutto liberando i fratelli dal senso di colpa che li tormentava in seguito al crimine. Sono apparse in epoche successive figure divine destinate ad una vita molto breve: Attis, Trammuz e lo stesso Adone che viene ucciso dal cinghiale, l’animale sacro ad Afrodite, quale collera del dio-padre.
Il sacrificio che accompagna la morte di questi dei e la successiva gioia della risurrezione; sono entrambi elementi integranti della vita di una divinità-figlio destinata ad un duraturo successo Nel mito cristiano il Cristo sacrificando la propria vita libera tutti i suoi fratelli dal peso del peccato originale. Il sacrificio della propria vita deve portare alla riconciliazione col Dio Padre. Il figlio che offre al padre l’espiazione più piena diviene egli stesso dio accanto al padre, o meglio viene posto dalla religione al posto del padre. E per segnalare questa sostituzione viene rimesso in vita l’antico banchetto totemico in forma di Comunione, in cui i fratelli riuniti si cibano della carne e del sangue del figlio, rappresentativo del padre, per santificarsi e identificarsi con lui. Quindi la Comunione cristiana è, in fondo, una ripetizione dell’atto che richiede espiazione ma che riafferma il vincolo di alleanza dei partecipanti tra di loro e il Padre una sorta di "Arca dell'Alleanza". Come Frazer, Smith e Freud hanno inteso: “La Comunione cristiana ha assorbito in sé un sacramento molto più antico del cristianesimo.”


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